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Le pagine della nostra vita

Nell’estate del 1940, nella cittadina costiera di Seabrook, nel North Carolina, arriva in vacanza Allie Hamilton (Rachel McAdams), bionda, vitale, colta e ricca. Una sera al luna park, viene avvicinata in modo rocambolesco da Noah Calhoun (Ryan Gosling), sicuro di sé, un po’ spavaldo, convincente ma povero. La scintilla è inevitabile, con tutti i potenziali e ovvi sviluppi: pregiudizi sociali, promesse non mantenute, separazione, seconda possibilità ?
Gli sviluppi della storia sono collaudati e calibrati con i giusti tempi: un’estate di passione, delicata e piena di fantasia (capire il mondo sdraiati sulla strada sotto un semaforo sarebbe una trovata anticonformista?); la famiglia di lei che si oppone e la porta via prima della fine dell’estate; lui che parte per la guerra; lei che durante la sua assenza cede alla corte di Lon, un reduce ferito, belloccio e, ovviamente, ricco. Ma è colpevole? Può aver tradito così l’amore della sua vita? Il suo primo amore, così perfetto che sembra destinato a essere per sempre? Ovviamente no, infatti la colpa è della madre, che nasconde alla figlia un anno di lettere del povero e caparbio Noah, che solo alla fine di quegli infruttuosi messaggi decide di partire per il fronte. E poi?è ammissibile che Allie ami davvero il bel Lon, rampante, bello e scontato? Ovviamente non può finire così, e quindi giù dilemmi, lacrime, il momento topico della scelta, accettazione dell’uno e la felicità dell’altro.
Il trionfo dell’ovvio, insomma, condito nel modo più classico e furbo. Paesaggi splendidi, laghi pieni di cigni, case da favola sul fiume, tramonti dorati e placidi. E loro due giovani, carini (lui molto pesce lesso, lei frizzante e dal sorriso sempreverde) e perfetti per i teenager che sognano storie di altri adolescenti che sognano l’amore perfetto (come nei telefilm di ultima generazione trasmessi da Italia 1).
Poco importa che il film sia diviso in due percorsi temporali, e il compito di narrare la storia sia affidato a un Noah anziano (James Gardner) che legge un manoscritto a un’anziana signora affetta da demenza senile interpretata da Gena Rowlands (chi può essere?). L’effetto sorpresa svanisce subito, la recitazione commuove più per l’età degli attori che per il suo convincente realismo, e i tempi e lo stile, così diversi fra i protagonisti giovani e vecchi, finisce per irritare più che segnare la distanza temporale.
Nick Cassavetes ha confezionato un prodotto oliato e «grazioso», che fa della prevedibilità il suo forte, e purtroppo il suo limite. Tratto dall’omonimo romanzo di Nicholas Sparks, discreto successo edito da Sperling&Kupfer, non si discosta di una virgola dai canoni dei film graziosi di un certo filone hollywoodiano. Il regista ha fatto di meglio in passato e, si spera, farà di meglio in futuro. (salvatore vitellino)