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Le nozze

L’atmosfera di un piccolo villaggio russo di minatori è elettrizzata dall’imminente matrimonio tra Tania, modella reduce da un’esperienza nella capitale, e Mishka, ragazzo del paese. Nonostante l’apparente euforia, la loro unione solleverà un mucchio di dissapori.
Le nozze
è una cattiva rivisitazione dello stile «eccentrico» del cinema russo anni Settanta. Se infatti nei film di German o di Šuskin la continua frenesia che animava i personaggi e la macchina da presa veniva accompagnata da un’altrettanto efficace capacità inventiva, nella pellicola di Lungin di quello slancio vitalistico non rimane che la patina. I personaggi si agitano, corrono, compiono acrobazie, risultando però tutt’al più simpatici o bizzarri. Allo stesso modo la decisione di ambientare la vicenda in una periferia, lasciando che siano alcuni caratteri (il gangster, la donna perduta e riscattata) a introdurre schegge di realtà in uno scenario senza tempo, non convince del tutto. Così come viene presentata da Lungin, questa soluzione estetica assomiglia piuttosto a una rinuncia, priva di una ragione profonda. E attribuirla alla deriva politica e culturale che la nazione ha subito e subisce in questi anni è la banalizzazione di una situazione molto più articolata.
(carlo chatrian)