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Le avventure del barone di Münchausen

Girato in gran parte in Italia, è forse il film più «felliniano» di uno dei pochi grandi barocchi del cinema di oggi. Non è una delle sue riuscite più felici, ma Gilliam è talmente visionario da potersi permettere sbilanciamenti e lungaggini. Riadattando il classico romanzo settecentesco di Rudolf Erich Raspe, costruisce un racconto filosofico il cui candore didascalico non è mai buonista, e quasi mai moraleggiante (come spesso accade, per esempio, a uno Spielberg). Perché Gilliam ha l’animo del cartoonist e, in linea con l’eredita del Monty Python, distrugge ogni partito preso nel crogiolo di immagini e metafore. Il suo Settecento è un inno anarchico alla creatività, pieno di momenti in cui si respira davvero il cinema. Uno dei «Settecenti» più originali mai visti. E un insuccesso economico totale, causa una lavorazione interminabile, anch’essa «felliniana».
(emiliano morreale)