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Laissez passer

Parigi, marzo 1942, occupazione tedesca. La storia di due uomini le cui vite si intrecciano: Jean Devaivre è un aiuto regista che sceglie di lavorare alla Continental, casa di produzione cinematografica tedesca, perché è la miglior copertura possibile al suo impegno nella Resistenza anti-nazista. È un uomo d’azione, precipitoso, impulsivo e coraggioso. Jean Aurenche, invece, è uno sceneggiatore e un poeta e fa tutto il possibile per evitare di lavorare per i tedeschi. Attento, insaziabile, curioso e preso da tre amanti. Soprattutto è un osservatore, la sua resistenza passa attraverso la scrittura. Lottare contro i tedeschi, la fame, il freddo, la paura. Basato su una storia vera,
Laissez passer
è il ventesimo film di Bertrand Tavernier, regista francese molto apprezzato da Scorsese, una pellicola che intreccia molto bene il dramma con la commedia. Forse troppo lungo, in alcuni momenti senza ritmo, ma con una regia impeccabile e un cast ottimo. Incompiuto verrebbe da dire, un’occasione sfruttata a metà, che poteva essere asciugata maggiormente per fare soffrire lo spettatore costretto a rimanere sulla poltrona per tre ore. Un omaggio alla Resistenza e ai suoi uomini, ma soprattutto al cinema, per l’amore del quale si può anche passare sopra ai propri principi. Un film sul rapporto con la propria coscienza, sulla guerra interiore che scelte difficili e combattute fanno scoppiare nell’animo umano.
(andrea amato)