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La mummia – Il ritorno

1933, Londra. Un legionario e un’egittologa vivono a Londra dove allevano il loro bambino. La vita tranquilla della famigliola viene sconvolta quando il corpo mummificato nel 1000 a. C. del sacerdote Imhotep ritorna alla vita per ricominciare la sua diabolica richiesta di immortalità… Dopo l’incredibile successo di due anni fa, il seguito de
La mummia
dovevamo aspettarcelo. A scanso di equivoci si intitola
La mummia – Il ritorno
e lo firma di nuovo, come regista e come sceneggiatore, uno
yes-man
del calibro di Stephen Sommers che sembra aver così scoperto un’inesauribile gallina dalle uova d’oro. Eppure Sommers, cineasta non proprio originale ma brillante, aveva firmato l’interessante e davvero pauroso Stephen
Deep Rising
che si potrebbe vantaggiosamente recuperare in videocassetta per confrontarlo con questi recenti lavori. Quello che si deve rimproverare alle due
Mummie
infatti è proprio la scarsa vocazione orrorifica. È però vera una cosa:
La Mummia – Il ritorno
è più divertente del film precedente, pur mantenendosi sempre nell’ambito di uno spettacolo freddo e programmato. Rispetto ai modelli del passato, dall’originale interpretato da Boris Karloff (regia di Karl Freund, anno 1932) al remake interpreto da Christopher Lee (regia di Terence Fisher, anno 1959), anche a questo secondo episodio manca la preziosa semplicità ed essenzialità che rende inimitabile un classico.

Fra effetti speciali digitali da luna-park e grande consapevolezza del patchwork,
La mummia – Il ritorno
esibisce piuttosto una parentela con il ciclo di Indiana Jones. Così, il piede resta perennemente sull’acceleratore e l’umorismo, lungi dal frustrare lo spavento come nell’opera precedente, diventa un ingrediente primario. Il risultato è che non ci troviamo più nei paraggi di un film dell’orrore, bensì di una commedia avventurosa leggera e leggermente irritante. E di cui, senza per questo pretendere di essere dei veggenti, siamo pronti ad attenderci tra uno o due anni un terzo capitolo. Frattanto, si accettano scommesse.
(anton giulio mancino)