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La morte corre sul fiume

Uno psicopatico che si finge pastore, sposa ricche vedove e le uccide. I due figli fuggono e finiscono ospiti di una strana comunità di bimbi tenuta da una vecchietta. Una delle «schegge impazzite» della storia del cinema americano, unica regia dell’attore Charles Laughton, scritto da uno dei massimi critici cinematografici di sempre (James Agee) e con un cast da fiaba. La griffithiana Lillian Gish racconta ai nipotini una fiaba, e il film stesso diventa una fiaba terrificante, un gotico southern dominato da una delle più folli interpretazioni di Robert Mitchum, pastore con le parole «Love» e «Hate» tatuate sulle nocche. Una natura che diviene fatata, con cieli stellatissimi e iguane che guardano dalla riva, un mondo visto con gli occhi atterriti e macabri dell’infanzia, una fuga fluviale che sembra ripercorrere la storia del cinema come in una lanterna magica: tutto il cinema possibile in un solo film, una fiaba morale morbosa e visionaria, sullo sfondo di una metafisica Depressione.
(emiliano morreale)