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La finestra di fronte

Giovanna (Giovanna Mezzogiorno) e Filippo (Filippo Nigro) hanno trent’anni, sono sposati da nove e hanno due bambini. Giovanna lavora come contabile in una polleria industriale, mentre Filippo in un deposito carburanti, con turni notturni. Giovanna spia un manager single (Raoul Bova) dalla finestra di fronte alla sua cucina. Idealizza quest’uomo, la sua figura, il suo personaggio, apparentemente così diverso da suo marito. Un giorno Filippo e Giovanna incontrano un uomo anziano e distinto per strada (Massimo Girotti), che ha perso la memoria e non ricorda più nulla della sua vita, se non alcuni flashback e allucinazioni che lo riportano a sessant’anni prima. Filippo decide di aiutare questo signore, nonostante la riluttanza di Giovanna, troppo presa dalla sua vita, dai figli, dai sogni frustrati e mai realizzati e dalla sensazione di essere l’unico traino familiare. Giovanna a poco a poco si avvicina a questa persona, riuscendo anche a decifrare il rebus della sua memoria. Ma non è l’unico incontro che cambierà la vita di Giovanna… Dopo il grandissimo successo ottenuto con
Le fate ignoranti,
Ferzan Ozpetek ritorna al grande schermo con un’altra pellicola destinata a riscuotere consensi di critica e pubblico. Sempre più maturo, convincente, poetico e intenso, Ozpetek ci presenta un film sulla memoria, sulla storia che non va dimentica, sui sogni repressi, sulle isole felici che ci si crea per evadere, ma che una volte raggiunte risultano molto meno interessanti. Molta carne al fuoco, ottima regia, leggera e delicata. Solo due note un po’ stonate: un Raoul Bova anello debole del film, finito a recitare in un cast di tutto rispetto da cui ne esce con le ossa rotte. E poi alcuni dialoghi che scadono nell’eccesso di retorica e banalità, errori non commessi nel precedente film. Una nota particolare, invece, per l’ultima grande interpretazione di Massimo Girotti.
(andrea amato)