L

La donna scimmia

Antonio Focaccia, ennesima incarnazione dell’italica arte d’arrangiarsi, scopre una donna mostruosa, ricoperta di peli. La sposa per poterla portare con sé ed esibire in un baraccone da fiera. Maria gli chiede amore, Antonio le chiede un dovere sociale: esibirsi e assolvere alla sua funzione spettacolare. Maria rimane incinta e partorisce un piccolo mostro. Antonio le mente sul letto di morte… La donna scimmia è uno degli indiscutibili capolavori di Ferreri, la perversione ultima del grottesco italiano da cui fanno capolino le maschere della commedia (già preannunciata dal sardonico
El cochecito
, 1960 e da
L’ape regina
, 1962). Presto il regista lombardo si adagerà nel ruolo del fustigatore dei costumi sociali, ma
La donna scimmia
fa esplodere con feroce violenza le contraddizioni nella virulenza del mostruoso. La società, le pratiche dello spettacolo, gli affetti, la religione, l’Altro sono tutti messi a confronto con il proprio opposto, fino a rendere indiscernibili i confini che separano la norma dalla sua aberrazione. Il gusto di Ferreri per lo sberleffo al senso comune risolve il film con un finale di lancinante lucidità, manomesso all’epoca da produttori e censura. Un sonoro schiaffo sul volto imbellettato della pietà cristiana.
(francesco pitassio)