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La 25ª ora

Monty Brogan (Edward Norton) è uno spacciatore. Qualcuno, forse la sua ragazza, ha fatto la spia alla polizia, che ha trovato la droga nel divano di casa sua. Ora ha 24 ore per salutare tutti e andare per sette anni in prigione. La giornata più lunga e allo stesso tempo più corta della sua vita. Cosa fare? Chi salutare? Cosa dire? Il tempo è tiranno e ormai non c’è più certezza, se non quella di andare in carcere. Monty cerca di recuperare il rapporto con il padre e passa la maggior parte della giornata con i suoi due più cari amici: un broker di Wall Street e un professore di letteratura inglese. E poi con la sua città, con la sua Manhattan, ancora scossa dall’11 settembre, ma sempre affascinante e piena di charme. Una città multicolore, multilingue, piena di contraddizioni e odio, che sa però stringersi in un’unica anima nel momento dell’emergenza. Monty è tormentato dal fatto che possa essere stata la sua ragazza a tradirlo, ma forse… Spike Lee torna alla regia con un grande film, un pugno allo stomaco per emotività, poesia, romanticismo, disillusione e intimità. Tratto dal libro di David Benioff, che ha scritto anche l’adattamento cinematografico, la pellicole vive su due storie parallele: quella del protagonista Monty Brogan e quella dell’altra protagonista, Manhattan. Una più personale e intima, l’altra corale. Una che sta scivolando verso il basso senza alcun tipo di scampo e l’altra che lotta per risalire. Una pellicola sulla vita e sulle possibilità di riscattarsi quando ormai è troppo tardi. Un gran bel film, girato come solo Spike Lee sa fare: montaggio originale, musiche perfette, fotografia accattivante, cast impeccabile. E poi: «Potete cambiare la vostra intera vita in un solo giorno?».
(andrea amato)