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Kops

In una piccola cittadina svedese i criminali sono diventati una specie in via di estinzione. I quattro agenti della stazione di polizia, Jacob, Benny, Agneta e Lasse, trascorrono le loro giornate mangiando hot dog, bevendo caffè e organizzando partitelle a hockey. Jacob è un ragazzo padre che tenta di trovare una madre per sua figlia rivolgendosi agli annunci matrimoniali. Benny è un maniaco dei film polizieschi americani, in particolare di Bruce Willis, e sogna di essere protagonista di una pellicola d’azione. Ma la tranquillità delle loro vite sta per finire: da Stoccolma arriva una bella ispettrice che comunica che la stazione di polizia deve chiudere perché inattiva. I quattro poliziotti, davanti alla prospettiva di perdere il lavoro, si vedono costretti a incrementare loro stessi il tasso di criminalità. Ma la cosa ben presto gli sfugge di mano.

«Una commedia d’azione, un film felice, allegro. Non c’è bisogno di grandi esplosioni: se
ci sono gli elementi giusti, un film d’azione può funzionare lo stesso», così Josef Fares, già regista di
Jalla! Jalla!,
ha descritto il suo nuovo lavoro. Il film in effetti è tutto qui. Molta fantasia e molto humour.
Kops
non è la classica parodia alla
Una pallottola spuntata
ma piuttosto il tentativo di realizzare un nuovo genere dove l’azione (o meglio: l’assenza di azione) è surrogata dalla comicità dei protagonisti. Gli stereotipi del poliziesco ci sono tutti: l’inseguimento in macchina, il rapimento di un ostaggio, le squadre speciali che entrano in azione, le sparatorie. Il tutto vestito di una teatralità tragicomica. I quattro poliziotti tentano di inventarsi i crimini per non perdere il lavoro e diventano così dei commedianti che mettono in scena un film dentro il film. Un gioco che permette al regista di ironizzare sugli espedienti stilistici utilizzati negli action movie su canovacci sempre uguali a se stessi. Per aumentare il pathos serve una bella esplosione? Ecco che i poliziotti se la inventano. Il fan di Bruce Willis che entra in casa strisciando come in guerra e cronometra il tempo impiegato per dare da mangiare al gatto è l’emblema di questa voglia di parodia sofisticata, mai banale o volgare.
(francesco marchetti)