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Koda, fratello orso

Tre fratelli, Sitka, Denahi e Kenai, vivono nell’era glaciale al tempo dei mammuth. Kenai, il più piccolo, sta per ricevere il totem: la sciamana del suo villaggio gli dona un amuleto simbolo dell’amore… Non che il ragazzo gradisca. È uno spirito un po’ prepotente e ribelle, più che amorevole. E anche spavaldo e incosciente. Quando scopre che un orso gli ha rubato la cesta con i pesci, si getta all’inseguimento per ucciderlo. I fratelli gli vanno in soccorso. E Sitka sacrifica la sua vita per salvare quella del fratellino. Che ucciderà l’animale e, come lezione degli spiriti divini, sarà trasformato in orso. E qui cominciano le avventure di Kenai-orso, del suo giovane amico Koda e dei due alci svitati, Fiocco e Rocco…
Arriva da casa Disney puntuale ogni anno un nuovo cartone animato (capolavori Pixar a parte). E Koda, fratello orso è un cartone molto, molto tradizionale, un po’ Tarzan, un po’ Bambi, un po’ Libro della giungla, figlio degli stessi animatori di Lilo&Stich e Mulan. Una storia di uomini e di animali, ma soprattutto di animali, che ne escono, come nella migliore tradizione di Zio Walt, superiori e vincenti. Il film si divide in due parti nette. La prima, più fosca, quando Kenai è ancora un ragazzo. Venti minuti di autentico terrore per i più piccini che devono vedersela con un fratello morto precipitando da un crepaccio, inseguimenti, minacce, urla, oltre alla povera mamma orsa colpita a morte. E non si capisce perché non si possa più rinunciare al terrore (certo si piangeva anche con Bambi, ma c’era solo il colpo di fucile, e ci si spaventava con la strega di Biancaneve…) e a certi toni cupi giustificati dai fini educativi… Decisamente più distesa e più divertente la seconda parte, quando Kenai si trasforma in orso, quando incontra il simpatico Koda e i due alci imbranati. I prati si colorano di fiori, il bosco si popola di animaletti deliziosi (scoiattoli, leprotti, tartarughe, cerbiatti…), si ride alle battute dei personaggi. E anche il tratto del disegno si fa più dolce e accattivante. Molto belli – di sapore quasi antico e per questo molto graditi – gli sfondi (800 realizzati da 18 artisti), simpatici gli orsi, splendide le alci, più spigolosi gli umani: per questo film la Disney ha risfoderato la vecchia arma del disegno a mano, unito alla computer graphic in 2D (forse l’ultima realizzazione bidimensionale della storia Disney). Insomma, un filmetto piacevole. Di buoni sentimenti, molto prevedibile, naturalista, animalista, senza grandi emozioni (paura iniziale a parte), didascalico al punto giusto, disneyanamente corretto (cadaveri a parte) e però senza una grande presa sullo spettatore. Francamente poco emozionante quello sconvolgimento delle Luci del Nord quando gli Spiriti Superiori trasformano Kenai nell’essere che odia di più, l’orso. L’autore delle canzoni dell’edizione americana è Phil Collins che canta anche nella versione italiana una colonna sonora non proprio memorabile… Da non perdere, invece, i titoli di coda. (d.c.i.)