I

Io no

La prima frase pronunciata da Francesco nella sua vita è «Io no». Per lui, secondogenito di una famiglia benestante, è facile protrarre all’infinito negli anni questo suo grido di ribellione, di non appartenenza, tanto c’è sempre qualcun altro che si occupa di lui. Prima suo padre, poi suo fratello maggiore, Flavio. Anche con le donne si permette il lusso di giocare senza tenere conto dei sentimenti altrui, lasciando che la sua innamorata sposi il fratello e prendendosi la soddisfazione di appropriarsi della donna che questi ama, gettandolo nella disperazione.
Tratto da un romanzo di Lorenzo Licalzi, Io no ha la tipica partenza delle commedie alla Tognazzi/Izzo ma poi svolta bruscamente fino ad assumere forti connotazioni drammatiche, differenziandosi sia dalle precedenti opere della coppia che dalla maggior parte del cinema italiano recente, in cui il melodramma e l’elaborazione infinita del lutto compaiono assai di rado. In controtendenza rispetto al panorama cinematografico italiano, il film ricorda certi drammoni anni Quaranta-Cinquanta di Rafaello Matarazzo. Una pellicola lontana sia dalle frenesie esasperate dei personaggi e della macchina da presa di Muccino che dalle contrapposizioni ideologiche di Virzì. Gli intrecci amorosi e sessuali dei protagonisti e il ping-pong sentimentale non risparmiano nessuno, creando solo deboli barlumi di vita serena, pronti a sgretolarsi all’improvviso. Il cast è una specie di raduno familiare. Gianmarco Tognazzi, abituato a essere il fratello più piccolo, si è preso la soddisfazione di fare, per una volta, il fratello maggiore. «Pur essendo contrario all’attore-regista – dice – devo ammettere che lavorando con Ricky per la prima volta sono stato tentato dal desiderio di passare dietro la macchina da presa». Francesco Venditti (figlio di Antonello e Simona) e Myriam Catania (figlia di Rossella, la gemella di Simona), sono due innamorati pazzi con un rapporto molto intenso. E poi ci sono i bambini. Forse i protagonisti del prossimo film. «Avere dei bambini sul set è stato meraviglioso – dice Simona Izzo – per me che ho avuto la fortuna di diventare nonna ancora lucida. È una gioia di vivere che merita di essere raccontata. Per questo ho voglia di fare un film sui bambini, raccontare una storia dal loro punto di vista». (marcello moriondo)