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Invito all’inferno

Un Craven d’epoca, girato per la tv, che mostra i limiti di questo regista. Che si è sempre creduto un autore, magari capace di infilare nei suoi horror messaggi controculturali, alla pari di un Carpenter e di un Romero, ma con risultati – come in questo caso – modesti. In un sinistro country club aspirano a entrare i dirigenti di un’avveniristica società di ricerca. Lì vendono l’anima al diavolo, e ne escono zombizzati: il cane di casa, tipicamente, non li riconosce più. L’eroe capisce che qualcosa non va, ma moglie e figlioletti premono per far parte del club… Metafora stiracchiata, anche se nel 1984 obiettivi come la satira delle multinazionali e della fitness non erano così usurati. Vale la pena di aspettare il finale, involontariamente comico, in una specie di inferno a metà strada tra le scenografie surreali di Ercole al centro della terra e i paradossi spazio-temporali di 2001: Odissea nello spazio in versione dei poveri. (alberto pezzotta)