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Il Trasformista

In un piccolo comune del torinese, un’alluvione porta alla luce un problema con i rifiuti tossici di una discarica. Augusto Viganò, proprietario di una birreria, è il leader di un piccolo gruppo locale di ambientalisti. Durante una manifestazione ferma il treno speciale con il ministro e appare in televisione. Un imprenditore senza scrupoli lo vede e decide di sponsorizzare la sua candidatura in parlamento, nelle liste del Polo. Viganò viene eletto e decide fermamente di portare avanti la sua battaglia politica ed ecologica, ma, appena giunto a Roma, rimane invischiato nel pantano dei giochi di palazzo. Il piemontese idealista verrà cambiato dal potere e dalla politica? Un buon film quello di Barbareschi, scritto bene e interpretato ancora meglio da tutto il cast. Molto divertenti e reali le rappresentazioni del generone romano, secondo cui la politica non si fa nell’Emiciclo di Montecitorio o in Senato, ma bensì nelle terrazze, nei salotti e nelle ville abusive di Sabaudia. Un Barbareschi attore che studia bene la psicologia del suo personaggio, «trasformandolo» durante il film. Per fortuna la pellicola evita di scadere nel buonismo più stucchevole, ma forse avrebbe potuto evitare di rimarcare il solito giudizio qualunquista, secondo cui «sono tutti uguali», a destra come a sinistra. Lo sappiamo, ma ormai è una banalità. (andrea amato)