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Il ritorno

Ivan e Andrey sono due fratelli. Vivono con la mamma e la nonna. A dodici anni dall’ultima volta che l’hanno visto, ovvero quando uno era un bambino e l’altro un neonato, torna il padre. «Mamma, perché è tornato?», chiede uno dei due. «È tornato», chiude la questione la madre. Passeranno, padre e figli, due giorni a pescare. Ma per un inconveniente (affari? affari loschi?) il padre «allunga» la vacanza. Il rapporto tra i tre non è facile. Ma Ivan, il più grande, sembra gradire la presenza del genitore. Il piccolo, invece, si ribella, pone interrogativi al padre che non risponde, non accetta le (per la verità brutali e insopportabili) imposizioni del padre, sarà involontariamente la causa della tragedia finale.
Ha vinto il Leone d’Oro alla sessantesima Mostra del Cinema di Venezia 2003, questo primo, intenso lungometraggio del regista russo Andrey Zvyagintsev. Due figli che ritrovano il loro padre, praticamente mai conosciuto. E tante domande. A cui il regista non dà risposte. Chi è quest’uomo? È davvero il padre dei ragazzi? Che cosa fa per vivere? Ama questi ragazzi? E perché non si è mai fatto vivo? Non si sa, non si capisce. Come non capiscono i due ragazzi la cui avventura, che stravolgerà le loro esistenze (ma ne siamo sicuri?), è scandita dal passare dei giorni, dagli scatti delle fotografie, dai paesaggi incredibilmente belli, forti ma desolati, da qualche crisi isterica del bravissimo Ivan. Il paesaggio, un affascinante quanto gelido e sconfinato Nord che va da San Pietroburgo al confine con la Finlandia, non è definito. Non si sono indicazioni, come non vi può essere una precisa collocazione temporale del film: c’è una vecchia macchina, i telefoni a gettoni, le scarpe da ginnastica dei ragazzi o i loro abiti… che ambientano il film in un presente o in un recentissimo passato. Tutto è lasciato alle immagini (plendida la fotografia), ai paesaggi, alla forza della natura (la pioggia e il mare grosso mentre i due ragazzi remano con un odio potente contro il padre), ai visi dei due fratelli. Tutto il resto è mistero. Come la vita? Come la morte? O semplicemente come quella scatoletta di metallo che affonda con la barca e che il padre ha fatto tanta fatica per recuperare? Non si sa…
Tragedia nel dramma, la morte del giovane Vladimir Garin, che impersonava Andrey: a solo 16 anni è scomparso in un incidente in barca. Proprio nello stesso lago ripreso nel film. (marcello moriondo)