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Il popolo migratore

Cicogna bianca, Alsazia-Senegal, 4000 chilometri. Albatros urlatore, circumnavigazione della regione antartica, 30.000 chilometri. Pellicano bianco africano, Africa del nord-Mar Caspio, 4000 chilometri. Sterna artica, Islanda-Oceano Indiano, 18.000 chilometri… E via così. Ventisette specie di uccelli che migrano dal nord al sud per andare a riprodursi, per tornare dove sono nati, per sfuggire al freddo, per inseguire una speranza. Volano da un capo all’altro del mondo sorvolando gli oceani o i ponti di Parigi, la Muraglia cinese o i canyon americani, la foresta amazzonica o l’oasi del deserto del Sahara, l’Islanda o la Terra del Fuoco. Oppure accarezzando le Twin Towers di New York… Un lungo viaggio, affascinante, meraviglioso accompagnato solo da scarne didascalie che spiegano di che uccello si tratta, il Paese di partenza e quello di arrivo, la distanza che copre nel duplice viaggio di andata e ritorno. E come colonna sonora i versi, le urla, i sussurri degli uccelli (oltre alle musiche di Bruno Coulais e canzoni di Nick Cave). Jacques Perrin, l’autore di Microcosmos, il viaggio nel mondo degli insetti, ha girato un film-documentario incredibilmente bello. Quattro anni di lavoro, quasi cinquecento uomini (tra cui, 17 piloti, 14 operatori e decine di guide di alta montagna) divisi in sei troupe, 450 chilometri di pellicola girata, 30 miliardi di vecchie lire, cinquanta Paesi attraversati… Il tutto silenziosamente ripreso dal deltaplano, dalla mongolfiera, dall’aliante, dal paracadute. Immagini che lasciano a bocca aperta, perché gli attori (l’idea è venuta a Perrin guardando le sue oche in Normandia) volano certo, ma giocano, litigano, si riproducano, si sbranano, amoreggiano (fantastici i due cigni che intrecciano il collo sinuoso in una struggente scena che immaginiamo d’amore), combattono, hanno paura, ridono, piangono… Cigni, oche, albatros, sterne, gufi, pappagalli, pellicani, aquile, gru, cicogne… che lottano per la sopravvivenza (solo il cinquanta per cento di chi parte arriva a destinazione, gli altri sono annientati dalla fatica e dalle condizioni meteorologiche), che se la devono vedere con i fucili degli uomini (scene di bracconaggio senza commento), ma anche con gli altri animali, con il mare in tempesta, con la neve, con lo scioglimento dei ghiacci. Bellissimo, per sognare, per imparare, per capire i danni che l’uomo sta facendo. Il film sosterrà una campagna di raccolta fondi di Wwf e Lipu (Lega italiana protezione uccelli) per aiutare le iniziative antibracconaggio nelle Valli bresciane e nello Stretto di Messina. (d.c.)