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Il mio grosso grasso matrimonio greco

Toula ha trent’anni, vive a Chicago, è di origine greca, è single, bruttina, grassoccia e vittima della sua «enorme» famiglia greca. Lavora nella tavola calda del padre, Dancing Zorba, che aspetta con ansia il momento in cui sposerà un ragazzo greco, per fare figli greci e stare a casa a cucinare. Come sua madre, sua zia, sua sorella, sua cugina, sua nonna… Toula invece si aspetta altro dalla vita: è appassionata di computer e così decide di iscriversi all’università. Cambia look, trova autostima e incontra un ragazzo. Terrorizzata dalla pressione familiare e preoccupata dalla reazione del fidanzato nell’entrare nel suo microcosmo greco, Toula pensa quasi di mollare tutto e rimanere sotto il ricatto affettivo-culturale del padre. In realtà le cose si mettono bene e così accetta di sposarsi. Ma il vero caos inizia ora, perché in Grecia il matrimonio diventa un affare di stato. Commedia mielosa con sprazzi di ironia interculturale. Costato appena nove milioni di dollari, Il mio grosso grasso matrimonio greco ha incassato negli Usa quasi 200 milioni dollari, niente male per i produttori, ovvero Tom Hanks e sua moglie Rita Wilson. Molto sopravvalutato e poi ingiustificato il risultato al box office e il conseguente battage pubblicitario che si è trascinato in Europa. Una commedia piacevole, ma non certo la cosa migliore uscita nelle sale quest’anno. A tratti troppo prevedibile, banale e stucchevole. Però al pubblico, a guardare i risultati ottenuti anche al botteghino italiano, evidentemente piace. Da non correre al cinema per vederlo, si può tranquillamente aspettare che esca in home video. (andrea amato)