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Il buio nella mente

A Saint-Malo la famiglia Lelièvre assume una nuova governante, Sophie (Sandrine Bonnaire). Irreprensibile nella conduzione delle faccende domestiche, la donna appare assolutamente impenetrabile agli occhi della famiglia alto borghese, persa peraltro nelle proprie meschinità quotidiane. L’unica persona in paese con cui Sophie riesce a legare è la bizzarra postina Jeanne (Isabelle Huppert). Ma questo legame non è troppo benaccetto ai Lelièvre, e la violenza è pronta a esplodere. Sono oramai più di quarant’anni che Claude Chabrol descrive con pazienza entomologica e crudeltà da aracnide le vicende della Francia rurale e provinciale, concentrandosi sull’astratta ottusità dei meccanismi sociali del volto meno noto di una nazione spesso identificata con il cosmopolitismo della propria capitale. Ma è qui che la Francia di Vichy trova le sue radici. Ed è questa immutabilità, troppo spesso ammantata di un velo di nuova fattura, ciò contro cui si scaglia l’astio rivoluzionario di Jeanne e Sophie. Odio immotivato e freddo e puntuale nella sua scansione. Il titolo originale infatti è
La Cérémonie
, e rivela tutta la fulgida lucidità di una successione di atti, scontati eppure finalizzati, e di comportamenti in apparenza normali, ma posseduti da una violenza inespressa, unico motore di un’esistenza ormai privata dell’ideologia del conflitto di classe.
Il buio nella mente
conferma nel migliore dei modi l’assoluta intangibilità del magistero di Chabrol, che assomma un’opera all’altra, una variazione all’altra con la leggerezza dei
Lieder
di Schubert e la gravità delle sonate di Chopin.
(francesco pitassio)