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Human Nature

Lila è afflitta, sin dalla pubertà, da un disordine ormonale che le provoca un’abbondante crescita di peli su tutto il corpo ed entra quindi nell’età adulta con poche aspettative e un po’ di tristezza. Con prospettive professionali scoraggianti e la sicurezza di non poter trovare un uomo che l’ami, Lila pensa al suicidio, ma, salvata da un topo, decide di andare a vivere a stretto contatto con la natura. Nell’eremo del bosco scrive libri che ottengono enorme successo e, spinta dalla voglia di trovare un uomo, decide di tornare in città. Trova l’amore in uno scienziato comportamentista, ma presto la natura umana riserverà altri colpi di scena. Film d’esordio di Michel Gondry, regista francese di tanti video musicali e spot pubblicitari,
Human Nature
dovrebbe essere una divertente inchiesta sul coacervo di istinti e desideri che ci guidano, seguendo l’interazione tra una scrittrice irsuta in modo anormale, un comportamentista represso, un giovane selvaggio e un’assistente francese. In realtà, nonostante gli sforzi per essere un’esilarante, surreale commedia, risulta essere un polpettone senza senso che strappa il sorriso in un paio di occasioni. Trascinato fino all’inverosimile, senza neppure dare la sensazione che stia succedendo qualcosa di importante. Il cast è di ottimo livello, ma un soggetto delirante e una regia non eccellente sono riusciti ad affossare il talento degli attori.
(andrea amato)