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Ho solo fatto a pezzi mia moglie

Una delle più sonore bufale da almeno cinquant’anni in qua. La roba di Arau è inguardabile anche se camuffata da primizia iconoclasta, antireligiosa, ricercata e originale. Il macellaio Allen fa a pezzi la moglie Stone che lo tradisce col poliziotto Sutherland e con mille altri. La mano col medio alzato di lei viene trovata da una cieca a El Niño nel New Mexico, dove tutti la prendono per un dono del cielo: compie miracoli. La Chiesa vede scandalo, ma solo perché il prete del paese si titilla nel confessionale con la prostituta Cucinotta. La storiella cretina dell’apparente santa reliquia capace di esaudire i desideri di cittadini che fanno della loro fede un mercato è la prova definitiva che siamo ormai in un paese di imbecilli. I ghirigori formali di Storaro che gira col formato Univision vorrebbero portare il film in territorio Arturo Ripstein, ma fanno piangere. Il mix di grottesco e surreale, volgare demenza e spinta eretica, stanca appena dopo l’inizio, e dopo cinque minuti ti induce a uscire. La comicità è ai livelli dei film con Gigi e Andrea, ma almeno quelli erano sanamente scemi e senza alcun secondo fine. Gli interpreti, poveretti, non sanno cosa guardare dire e fare: uno spreco di dimensioni colossali. Si accomodino pure tutti coloro che riescono a tirar fuori qualcosa di perlomeno sopportabile da questa offesa all’intelligenza di una persona anche meno che comune. (pier maria bocchi)