H

Himalaya – L’infanzia di un capo

Se il fascino dei paesaggi fosse un criterio di valutazione sufficiente per un film, allora Himalaya-L’infanzia di un capo del francese Eric Valli sarebbe un capolavoro. Purtroppo, a fronte di un’impaginazione visiva magnifica, quello di Himalaya non è esattamente un viaggio di formazione fluido e avvincente. Perché è troppo lento, troppo compiaciuto della bellezza dello spettacolo naturale, troppo convenzionale nella costruzione narrativa. Il cammino della speranza su cui si regge quasi tutta la vicenda è quello che devono affrontare gli umili abitanti di uno sperduto villaggio tibetano del Dolpo, sul versante nord-orientale dell’Himalaya, divisi tra il rispetto nei confronti del vecchio Lama e l’intraprendenza del giovane capo Karma, che non crede alla compenetrazione tra il destino umano e il decreto divino. Alcune sequenze, come quella del superamento di un ponte traballante a precipizio su un lago, lasciano il segno e si seguono con il fiato sospeso. Ma tutto il resto è prevedibile; e soprattutto i dialoghi, didascalici e stereotipati, riducono la credibilità dell’insieme a una esercitazione esteticamente più vicina alla promozione turistica che alla parabola epica, antropologica e arcaica. (anton giulio mancino)