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Hijos-Figli

Argentina, 1977, una donna partorisce due gemelli che vengono divisi immediatamente. La donna, dopo il parto, viene portata via da due militari golpisti. Milano, 2000, un ragazzo di buona famiglia è turbato via mail da una ragazza argentina che sostiene di essere sua sorella. La ragazza arriva in Italia e racconta tutto: «Siamo fratelli e i nostri genitori sono desaparecidos. I tuoi finti genitori sono i carnefici». La vita del ragazzo, fatta di sicurezze e tranquillità, di colpo vacilla paurosamente. Javier segue la «sorella», Rosa, a Barcellona, dove c’è l’ostetrica che li ha fatti nascere. Lì fanno il test del DNA per avere la certezza della loro parentela. Dopo il bellissimo Garage Olimpo (1999), Marco Bechis ci regala un altro bel film sul tema della tragedia dei desaparecidos argentini. Ottima la sceneggiatura, scritta anche questa volta con Lara Fremder, perfetto il ritmo, lento al punto giusto per far riflettere su ogni sguardo e inquadratura. L’unica pecca, anche se non particolarmente grave, è forse il montaggio che in alcuni punti presenta sbavature. Per realizzare il film, presentato all’ultimo Festival di Venezia, Bechis si è servito delle testimonianze dell’Associazione Hijos, creata dai figli dei desaparecidos, alcuni dei quali hanno scoperto la loro vera identità e sono tornati a vivere con le vere famiglie. Hijos-Figli elabora perfettamente lo stato d’animo di chi a 25 anni scopre di non essere quello che pensava di essere e dall’altra parte scandaglia il rapporto di amore-odio, che nasce con i genitori adottivi, assassini materiali dei genitori naturali. Si può odiare comunque due persone che ti hanno cresciuto con amore? La ricerca di se stessi porta, inevitabilmente, alla ricerca di un impegno sociale «per non dimenticare». (andrea amato)