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Hamlet 2000

Più di quaranta versioni cinematografiche dell’Amleto shakespeariano e ancora c‘è chi ha voglia di rivisitarlo. Hamlet di Michael Almereyda ambienta la storia fra i grattacieli di Manhattan e lo adatta all’epoca delle multinazionali: la lotta per il potere si mescola ai conflitti generazionali e al disagio di un universo giovanile upper class cresciuto con i media, il consumo, la riproduzione e il riciclaggio delle immagini.
Amleto è un regista senza grandi prospettive, sempre a disagio nelle circostanze pubbliche in cui la madre naturale (Diane Venora) e patrigno (il lynchano Kyle MacLachlan), proprietari della Denmark Corporation, fanno sfoggio del proprio potere e della propria ricchezza. Amleto si rapporta alla realtà attraverso una telecamera digitale, ha un approccio virtuale e dolente con il mondo, dialoga con gli altri e con se stesso servendosi di fotografie, estratti da film o clip delle sue videoregistrazioni. Lo spettacolo con cui Amleto smaschera i genitori assassini è un cortometraggio realizzato con frammenti eterogenei di altri film, telefilm o documentari. La celebre sequenza del monologo si svolge invece tra i corridoi gremiti di videocassette di uno dei tanti Blockbuster della Grande Mela. La crisi amletica si traduce in una vaga nostalgia paterna, che prende le mosse dalle apparizioni di un padre-fantasma (Sam Shepard) che assomiglia molto ad una delle innumerevoli immagini latenti e virtuali che popolano la solitudine del ragazzo. Al padre tradizionale, emblema di un passato imposto come un dovere che rivendica un posto nella vita interiore e nell’agire fatale di Amleto, pretendendo di essere ricordato e dunque vendicato, si contrappone la prospettiva di un futuro indecifrabile, codificato in numeri, transazioni di quote societarie e in cerimonie autopromozionali, che ad Amleto appare come una gabbia alienante. Sulla falsariga di Scream e di The Blair Witch Project , Hamlet è una metafora contemporanea di stampo giovanile sul potere delle immagini, sul tragico diniego globale e sulle conseguenze sul piano cognitivo ed esistenziale di questa pervasiva dimensione artificiale. (anton giulio mancino)