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Gossip

La dà o non la dà? È questo inquietante interrogativo da ginnasiali che riempie le conversazioni degli studenti di tutto il campus, che d’altra parte vanno alle feste e si strafanno di alcol come tutti i giovani del mondo. Jones, fisico e staticità espressiva da modella e Travis, artistoide che dorme in una video-installazione, vivono insieme a Derrick, bello, ricco e magnanimo al punto da non pretendere il puntuale pagamento dell’affitto. In cambio, così per gradire, chiede la complicità in un caso di stupro e forse di omicidio. Sulla base di premesse come queste la riflessione sulla funzione del pettegolezzo nella moderna società trasparente scivola via come innocuo optional di un film che annovera battute come «sei bella quando ti arrabbi» e che inquadra le donne sempre a partire dai tacchi a spillo. Alla fine
Gossip
si rivela esattamente come i bersagli che dichiara di prendere di mira: immorale e fatuo. In più si ritrova qui – suggerita dalle scenografie – l’idea della contiguità fra avanguardia e crimine: è una delle ossessioni di Joel Shumacher (
8mm
) che produce il film e tanto basta a classificarlo appena sotto l’inutile.
(luca mosso)