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Gli occhi del delitto

John Berlin fa il poliziotto, ed è sulle tracce di un serial killer con un’ossessione per le donne cieche. Helena è l’ottava di queste, ma ancora non lo sa. Per ora è una testimone, evidentemente non oculare: ha udito la voce dell’assassino. Berlin bracca il maniaco, ma si ritrova incastrato con un’accusa di omicidio e un ambiguo agente dell’Fbi alle costole.
Gli occhi del delitto
può essere subito neutralizzato: è sufficiente leggervi il disegno di un ennesimo thriller a protagonista assassino seriale, e riconoscervi l’ordito di
Il silenzio degli innocenti
, precedente di un solo anno. Eppure questo film di cassetta presenta un vero parterre de roi: Andy Garcia, Lance Henriksen, un vezzoso John Malkovich e uno dei migliori ruoli della straordinaria Uma Thurman. Su questo gruppo di interpreti si drappeggia un tessuto scuro intorno al tema della cecità: buio che avvolge le vittime e il poliziotto, che non vede il proprio omicida, ma soprattutto lo spettatore, dubbioso sull’identità del maniaco e l’innocenza del protagonista. Tortuoso nella costruzione del proprio caso, Gli occhi del delitto brilla per una messa in scena semplice e a tratti folgorante: il collegio per ciechi rimane un set di grande suggestione, una buia bolgia spiraliforme per personaggi e pubblico.
(francesco pitassio)