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Gli amanti del Nilo

Anne vive con il padre, originario della Sicilia, a Bessariani, in Tunisia. Fuori c’è la guerra. Ma lei è una sognatrice, inclinazione aumentata da una strana malattia che di tanto in tanto la sprofonda in una sorta di stato di coma. E poi la fa risvegliare. Trova in spiaggia il cadavere di un soldato inglese, paracadutato dal suo aereo in missione. E guardando quel viso, su cui adagia le sue labbra sul tavolo freddo di un medico, comincia a volare con la fantasia. E poi lui ha in tasca una lettera d’amore… Facendo scorrere indietro il calendario, Anne si immagina come la sua amata che fa di tutto per impedirgli di prendere l’aereo. E di morire.

Una storia sentimentale, una storia di amore-morte-malattia, ma una storia fredda e poco appassionante. Anne, Emma de Caunes, fa la ragazza trasgressiva e sicura di sé, ma tanto sensibile (una premonizione via l’altra) e romantica. Lui, Eric Caravaca, è un giovane che ama il rischio. Anche sentimentale. Anche se non sembrerebbe. Poi c’è una simpatica zia, direttrice di un museo archeologico, appassionata di gatti imbalsamati, che accompagna la ragazza in questa gita salva-vita sul Nilo. Non convincono gli altri personaggi, dal padre ai loschi figuri che si intrufolano nelle stanze, che tramano nell’ombra. E di cui francamente non si capisce l’utilità. Bella, indubbiamente, la scenografia: gli ambienti sono ricreati con grande cura dei particolari, dalle teiere alle tappezzerie, agli abiti, ai giornali, ai libri… Ma tutto risulta stucchevole, gelido e tedioso. Paesaggi da cartolina, e per questo finti. La storia, poi, non decolla. Non coinvolge. Troppo studiata a tavolino, come le mosse – spesso improbabili – della (troppo) spavalda giovane che vuole salvare il suo soldato in guerra. Non si piange, ci si annoia.