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Gas

Latina. Ovunque. Le vicende di otto ragazzi tra i venti e i trent’anni e dalla vita difficile. Una provincia letale e asfissiante in cui l’estenuante susseguirsi di giorni sempre uguali a se stessi origina pericolose corrispondenze. La rabbia, l’odio, il vuoto emotivo covati sotto le sembianze di una vita regolare esplodono in sterili insulti, minacce, calci e sprangate.

Il personaggio principale è Luca, una vita ordinaria priva di quegli slanci e passioni che ci si aspetterebbe da un ventiquattrenne. Fra insoddisfazione e frustrazione porta avanti un rapporto amoroso convenzionale con Ludovica, ragazza più grande di lui. Anche in famiglia Luca non trova la serenità a causa di un rapporto conflittuale con il padre che lo considera un buono a nulla capace solo di farsi licenziare. La sola via di riscatto sembra essere Riccardo, fratello maggiore di Ludovica, che Luca considera l’unico in grado di fargli trovare la propria identità. Col tempo se ne innamora.  

La vita del protagonista si incrocia con quella di altri suoi coetanei della stessa città: Francesco, giovane ma già separato e con un figlio; Emiliano, inserviente nelle fredde sale dell’obitorio; Sandro, figlio di un noto personaggio della televisione; Monica, mantenuta da un amico del padre in un appartamento nuovo e vuoto e Laura che, giovanissima deve badare alla sorella minore e convivere con una madre frustrata ed egoista. 

Una sera il gruppo di ragazzi prende di mira un malcapitato uomo sulla cinquantina e lo adesca grazie alle forme sinuose della bella Monica. Il branco lo sequestra e lo imprigiona negli scantinati di una fabbrica abbandonata, sottoponendolo a torture e umiliazioni di ogni tipo. Ma dal male si genera il male e i ragazzi proveranno sulla propria pelle le conseguenze dei loro gesti. 

Gas
non è una storia facile. Né da raccontare né tanto meno da seguire. Turba sia per le atmosfere che per i temi: giovani  contro i loro demoni (interiori) e contro il mondo che sembra respingerli e schiacciarli sotto il peso dell’infelicità. Ragazzi come tanti, costretti a sopportare al meglio una quotidianità che li uccide lentamente. Prima li stordisce e poi li spegne. Come un gas.

Il «gruppo» sembra essere l’unico luogo che dà sicurezza. Luogo in cui ognuno può sfogare le proprie frustrazioni e sentirsi finalmente capito e parte di qualcosa. Una realtà in contrasto e vissuta in alternativa alla famiglia che sembra lontana e ridotta a inutile valore. La violenza incontrollata e indiscriminata del «branco» contro la noiosa regolarità della vita e dei rapporti affettivi.

La chimica che nasce in questa realtà può essere esplosiva e Melchionna vuole dimostrare tutta la sua carica distruttiva. Ci riesce in parte, trasformando un prodotto che nasce per il teatro in una buona sceneggiatura per il cinema (giocando con i flashback alla
Pulp Fiction
e con alcune sequenze riprese da
Arancia Meccanica
e
La
25a ora
) ma che non riesce altrettanto bene ad adattarne i dialoghi che spesso suonano di retorico. Le riprese variano da rapidi movimenti di camera a lunghi piani sequenza che, insieme a classici primi piani ricchi di emotività, dimostrano valide capacità tecniche. Il tocco in più è dato dai suoi interpreti, su tutti Lorenzo Balducci (Luca), che riescono a far emergere dai personaggi la credibilità di cui un film così duro necessita. Anche Loretta Goggi trova un posto al sole in questa produzione, ricoprendo il ruolo della madre del protagonista, parte che sembra scritta ad arte per lei.
(mario vanni degli onesti)