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Full Monty – Squattrinati organizzati

È dura la vita da disoccupato nella Sheffield di metà anni Novanta. Le acciaierie, un tempo motore dell’economia locale, hanno chiuso una dopo l’altra e Gaz e Dave sono costretti a passare le loro giornate tra l’ufficio di collocamento e il dopolavoro. «È incredibile quanto ci si stanchi a non far niente», dice Dave alla moglie prima di mettersi a dormire. Gaz invece una moglie non ce l’ha più: lei vive con il figlioletto insieme a un altro uomo e vorrebbe anche ottenere l’affidamento esclusivo del bambino, a meno che Gaz non partecipi alle spese per il suo mantenimento. Trovare 700 sterline però non è facile, specie se non si ha uno straccio di lavoro. All’improvviso la folgorazione: le donne si mettono in fila per vedere gli spettacoli dei Chippendales, un gruppo di strip tease maschile, perché non dovrebbero fare lo stesso se sul palco salissero gli squattrinati organizzati di Sheffield? Il problema è trovare dei compagni di viaggio e, soprattutto, imparare a spogliarsi e a ballare in maniera decente. Reclutati altri quattro disoccupati, fra cui un ex caporeparto che conosce i rudimenti del ballo, l’organizzazione dello spettacolo può cominciare. Fra prove tragicomiche e fisici non proprio da strip man si arriverà alla fatidica sera dell’esibizione, durante la quale Dave ritroverà la stima della moglie e Gaz quella in se stesso.
Baciata da un clamoroso successo di pubblico, l’opera prima di Peter Cattaneo offre un ritratto divertente ma amaro della classe operaia inglese, mostrando come la mancanza di lavoro e denaro renda difficili i rapporti fra le persone, sempre meno fiduciose in se stesse e nel prossimo. A scene decisamente esilaranti come quelle delle prove dello spettacolo, fanno infatti da contraltare i molti momenti di crisi degli improvvisati spogliarellisti, che la disoccupazione costringe a riflettere su problemi non soltanto di ordine economico. Gaz, Dave e gli altri si mettono a nudo non solo in senso fisico, rivelando una fragilità e una sensibilità che il luogo comune non attribuirebbe mai a un rude operaio inglese. Intensissima l’interpretazione di Robert Carlyle (Gaz), reduce dalle esperienze con Ken Loach e dal grande successo di Trainspotting , alle prese con un personaggio che tenta in tutti i modi di impedire che la mancanza di denaro gli porti via il figlio, l’unica persona che ancora crede in lui. (m.z.)