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Edison City

Nella città di Edison regna la corruzione. Anche tra i poliziotti della F.R.A.T. (First Response Assault &Tactical), squadra speciale addetta al controllo dell’uso di steroidi, le mazzette e l’uso incondizionato dell’abuso di potere dilagano. Ma conseguendo ottimi risultati, i F.R.A.T. ricevono il consenso dell’intera comunità, visto che poi nessuno ha modo di verificare quali siano le effettive modalità tramite cui vengono perseguiti tali risultati. Di questa squadra fa parte l’agente Raphael Deed (LL Cool J.) che, dopo essere stato duramente messo alla prova dall’ennesimo abuso di posizione dominante del suo collega, il sergente Lazerov, comincia a mettersi seriamente in discussione, combattuto dai dubbi sull’etica morale del suo operato e sulle sue ambizioni personali. Un giorno incontra Josh Pollack (Justin Timberlake), aspirante giornalista alle prime armi. Di fatto il giovane è costretto a fare la gavetta scrivendo per l’ Heights Herald, quotidiano locale di poco conto, ma in realtà i suo obbiettivo è molto più ambizioso: smascherare la corruzione imperante in città. Moses Ashford (Morgan Freeman) è il direttore del giornale, ex fotoreporter pluripremiato che vorrebbe dimenticare il suo scintillante passato. A dare una mano a questo gruppo di idealisti ci sarà anche Levon Wallace (Kevin Spacey), un veterano della squadra investigativa che non ha mai digerito i discutibili metodi operativi della F.R.A.T. Anch’egli troverà in Ashford e Pollack l’ occasione per dimostrare non solo la fondatezza delle sue riserve, ma per porre personalmente la parola fine all’esistenza di questo gruppo legalizzato di poliziotti corrotti.
Nonostante la pellicola nasca da una produzione indipendente, il suo budget è di tutto rispetto: trentasette milioni di dollari. La visione del film induce a pensare che questa sia l’unica ragione che ha convinto due premi Oscar, Morgan Freeman e Kevin Spacey, a parteciparvi.
Il film resta ingessato all’interno di un copione già visto (il poliziotto onesto che vuole smascherare i colleghi corrotti e il giornalista ambizioso alla ricerca del successo) la cui unica arma di seduzione nei confronti dello spettatore è l’uso (voluto?) della parodia di alcuni clichè polizieschi. Le aspettative per un bel film di genere c’erano tutte, ma Burke (fino a ieri produttore di telefilm come Law &Order) le tradisce trasformando la trama in una sequela scontata di intrecci criminali neanche tanto credibili, con le relative e inevitabili forzature che ne derivano.
Il cast cade poi sotto il peso di una storia mal ideata, in cui i personaggi non riescono a emergere dalla piattezza della trama. Kevin Spacey si vede così poco sullo schermo da non meritare quasi considerazione, Morgan Freeman fa poco di più, risultando a tratti quasi irritante nel tentativo di riproporre in chiave giornalistica l’indimenticabile ispettore Somerset visto in Seven. Il debutto in un ruolo da co-protagonista della popstar Justin Timberlake non entusiasma, e non solo a causa delle limitate doti dell’esordiente. È proprio il suo personaggio a essere completamente contraddittorio e vittima principale di una sceneggiatura stiracchiata e fotocopiata. Di questa pellicola si salvano solo le ambientazioni (la città di Edison, in realtà la canadese Vancouver, è sfondo perfetto per una vicenda poliziesca) e l’interpretazione di un buon LL Cool J. Il rapper, in ogni caso, propone senza sforzi due sole espressioni: dura e dura con sopracciglio alzato. (mario vanni degli onesti)