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Doom

Flick fantascientifico non particolarmente originale: un manipolo di ardimentosi marine galattici viene spedito su Marte, presso una colonia spaziale, per investigare sulla misteriosa scomparsa di alcuni scienziati e ricercatori. Le diverse personalità dei soldati si scontrano durante la missione, che ben presto si trasforma in un test di sopravvivenza: esperimenti genetici hanno infatti portato allo sviluppo di una particolare sostanza che, se inoculata, ha la capacità di trasformare un uomo in superuomo, oppure in un mostro aberrante e assetato di sangue. Inutile dire quale dei due casi sia statisticamente più diffuso…
Ormai non è certo una novità, vedere una pellicola cinematografica direttamente ispirata a un videogame. Con l’avvento della moderna grafica poligonale – tradizionalmente fatto risalire al primo Tomb Raider per Playstation – i giochi elettronici sono diventati sempre più simili a film interattivi, tanto da essere originariamente pensati come tali: vita più facile per i produttori, che avevano già fiutato l’affare da tempo. Ricordate Mortal Kombat, Street Fighter o Super Mario? Tutti e tre erano tutto sommato decenti. I realizzatori avevano un unico problema: inventarsi avventure almeno vagamente credibili per personaggi monodimensionali, senza altre caratteristiche se non quella di picchiarsi fino alla morte senza motivo, o di saltare in continuazione da una piattaforma all’altra, persi in mondi assurdi.
Più recentemente, pellicole come Resident Evil (due episodi) o Alone In The Dark hanno avuto a disposizione materiale molto più corposo su cui lavorare, ma guardando i risultati pare non sia stato un gran vantaggio: il primo rimane da archiviare nella categoria «perdita di tempo», mentre il secondo, oltre a non azzeccarci niente con il videogame, riusciva nell’impresa di risultare imbarazzante anche per lo spettatore meglio disposto.
Con questo Doom, si torna al problema iniziale: il videogame non ha uno straccio di trama che possa fare da canovaccio. Quindi si parte da zero, sapendo solo quali devono essere gli ingredienti irrinunciabili: marine spaziali, mostri alieni e grosse armi da fuoco. Il film di Andrzej Bartkowiak, già regista di pellicole di serie B tutto sommato oneste (Romeo deve morire con Jet Li, Ferite mortali con il tamarro-cult Steven Seagal), riesce quantomeno a tirare fuori qualcosa di buono da questi elementi di base. The Rock è credibile – ma che credibilità può mai avere The Rock?? – nei panni del sergente di ferro; gli altri attori forniscono prove di recitazione sicuramente migliore, ma indubbiamente non hanno l’appeal dell’ex campione di wrestling. I mostri sono un mix di cose più o meno già viste: zombie mutati, che si comportano (e usano la lingua) proprio come il caro, vecchio Alien.
Un plauso va invece alle ambientazioni, molto fedeli a quelle del videogame, e alla scelta di raccontare come si sia arrivati alla situazione – familiare per il giocatore – del marine solitario che combatte contro i mostri, unendo idealmente la fine del film e l’inizio del gioco. A proposito del finale, si tratta dell’unica sequenza davvero esaltante. Un bell’esempio di rimediazione: il linguaggio del videogioco trasposto in campo cinematografico, con un grande risultato. Peccato che duri solo cinque minuti. (michele serra)