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Domenica

L’ispettore Sciarra è malato terminale. Al suo ultimo giorno di servizio deve condurre all’obitorio una bambina, per farle riconoscere il cadavere del suo presunto stupratore. I due si perdono e si ritrovano più volte nei meandri di Napoli. Uno spunto simile a quello de Il ladro di bambini, con una scelta di messa in scena debitrice alla Napoli di Martone. Ma non basta nascondere il sole per andare contro lo stereotipo, e l’impermeabile mitchum-caccioppoliano di Amendola – quasi parodistico – sembra l’emblema stesso del film. Che certo non aveva ambizioni «sociali», ma tantomeno riesce a essere un melodramma. Wilma Labate si aggira per una Napoli più smorta che astratta, dirige male gli attori (specie la bambina) e rimane vittima di una sceneggiatura artificiosa, con flashback pleonastici, dialoghi improbabili e svolte narrative che si intuiscono con mezz’ora di anticipo. Non fosse per il Cinemascope,
Domenica
si potrebbe scambiare per una fiction televisiva qualsiasi. Volenteroso Amendola, intensa e sacrificata Annabella Sciorra.
(emiliano morreale)