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Domani

Cacchiano, nella cui chiesa si trova una Madonna incinta del Beato Angelico, è uno dei paesi umbri rimasti vittime del terremoto. Nei giorni della ricostruzione seguiamo le vicende di un consigliere comunale e dei suoi parenti, che dividono il container con un’altra famiglia. E poi la storia d’amore tra la maestra e il restauratore, le incomprensioni tra compagne di classe, la solidarietà e i conflitti… Francesca Archibugi, regista educata e perbene, è affetta in sommo grado da uno dei vizi capitali del nostro cinema: l’assenza di curiosità. Il suo immaginario ha un’estensione circoscrizionale: in Domani , pur animata dalle migliori intenzioni e senza ombra di sciacallaggio, si limita a rimettere in scena il microcosmo di Mignon è partita (il suo film migliore, il più sensuale). Anziché piazza Melozzo c’è un container, ma per il resto non manca niente: i bambini che ci guardano, le mamme comprensive in crisi, le maestre sfortunate in amore, l’arrivo dell’adolescenza.
E se la pellicola respira negli esterni fotografati da Bigazzi (la Archibugi ha uno sguardo pulito, mai volgare), crolla negli interni, con Baliani-Muti-Mastandrea. Il film è ispirato ai temi di alcuni bambini delle zone terremotate, ma lo «svolgimento» è corretto e noioso, da prima della classe. (emiliano morreale)