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Dinosauri

Sessantacinque milioni di anni fa, il piccolo iguanodonte Aladar, separato dal branco appena nato, viene allevato da una famiglia di lemuri. Quando una pioggia di meteoriti sconvolge il mondo, Aladar cerca rifugio sulla terraferma al seguito di un branco di dinosauri… Miracoli dell’animazione digitale. Ricostruire un mondo che non esiste più – l’epoca del Cretaceo – dando l’illusione che sia più reale del reale. Eppure i dinosauri, protagonisti assoluti del film, parlano e si comportano come il più classico dei cartoni della Disney, da La bella e la bestia a Il re leone . Nulla di nuovo sotto il sole, quindi, ma estremamente ben fatto e con la novità – o quasi – dell’animazione generata al computer, che riesce non di rado a farci dimenticare che le creature che si muovono sullo schermo in realtà non esistono. E se anche esistessero, non potrebbero di certo parlare…
Nonostante questo, sono i primi dieci minuti del film – quelli in cui veniamo catapultati nel mondo preistorico senza l’ausilio di alcun dialogo – a lasciare il segno… e un minimo di rimpianto. Viene infatti da chiedersi come sarebbe stato Dinosauri se non fosse stato concepito come il «solito» prodotto per famiglie, destinato a portare al cinema frotte di piccoli spettatori, ma come un «documentario» digitale sull’epoca preistorica, un affascinante viaggio virtuale in un mondo che da sempre ha affascinato milioni di persone (come testimonia, più o meno indirettamente, il successo dei due Jurassic Park ).
Tant’è: Dinosauri è «solo» un solido film d’intrattenimento, con un plot tutt’altro che eccezionale ma supportato da meraviglie digitali che lasciano a bocca aperta (come nella sequenza della caduta dei meteoriti). Siamo comunque almeno una spanna al di sotto dello splendido A Bug’s Life , un piccolo capolavoro che poteva contare su una serie praticamente ininterrotta di invenzioni di sceneggiatura (che si estendevano persino agli esilaranti titoli di coda). (andrea tagliacozzo)