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Come eravamo

Autobiografia della Hollywood radical, a opera di un regista serio ma discontinuo che in quegli anni era al suo meglio, in sodalizio con Redford (tra
Corvo Rosso non avrai il mio scalpo
e
I tre giorni del condor
). Una coppia si conosce nei Thirties, attraversa la guerra e il maccartismo: lui è uno scrittore bello e sorridente, lei una pasionaria un po’ rigida ma innamoratissima. Redford-Streisand: inutile dire che il film regala alcuni duetti memorabili, ma soprattutto importa il rapporto di Pollack con la materia narrativa, nonché lo strano effetto che essa produce oggi. È curioso: Pollack è in simbiosi con i personaggi e le storie, in pieni anni Settanta sa fare un film di carrelli, découpage classici in campo/controcampo e dissolvenze incrociate. Come se volesse emulare il Wyler degli anni Quaranta, o il Richard Brooks degli anni Cinquanta – e certo
Come eravamo
commuove come un gran romanzone sentimental-politico. Eppure oggi la sua nostalgia progressista per il radicalismo dell’era di Roosevelt può a sua volta sembrare qualcosa d’altri tempi. Un film storico, sì: sulla Hollywood degli anni Settanta.
(emiliano morreale)