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Chiedimi se sono felice

Aldo, Giovanni e Giacomo sono tre attori da strapazzo impegnati nell’allestimento di un Cirano. Nel corso di una cena organizzata per trovare una fidanzata allo sfigatissimo Giacomo, è Giovanni a trovare in Marina Massironi l’amore della vita. Ma non tutto va per il verso giusto. Fra litigi, viaggi in Sicilia e colpi di teatro, Chiedimi se sono felice sfanga con onore un’oretta e mezza di divertimento leggerino, ma tutt’altro che spiacevole. Aldo, Giovanni e Giacomo continuano a lavorare sui controtempi ironici della quotidianità, senza metterla giù dura ma prendendosi amabilmente in giro: le pene d’amore, la precarietà lavorativa, il tradimento degli amici, le proprietà salvifiche del Grande Teatro sono gli ingredienti di una storia che ricucina simpaticamente un’autobiografia da «miracolati» dello spettacolo come la loro. È invece nella costruzione che il trio alza il tiro delle ambizioni e abbandona la logica della striscia televisiva per un film all’interno del quale la collezione di numeri comici (che, beninteso, ancora ne costituisce la struttura) è disposta con un ritmo e un respiro cinematografici. È merito di una sceneggiatura bilanciata e soprattutto di un montaggio (di Claudio Cormio), intelligente quanto «poco visibile», se il film funziona egregiamente, anche perché qualche limite traspare ormai proprio nell’interpretazione, qui e là inadeguata a sostenere personaggi un po’ più corposi dei tipi fin qui interpretati. (luca mosso)