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Chi lo sa?

Camille è un’attrice di teatro. Ed è fidanzata con Ugo, il regista, e attore, della compagnia (un bravissimo Castellitto). Sono a Parigi impegnati nelle repliche (con non moltissimi spettatori) di
Come tu mi vuoi
di Pirandello. Camille va a cercare Pierre, professore di filosofia, con il quale ha vissuto quando abitava a Parigi. Lo trova mentre sta leggendo un giornale su una panchina al parco. Si parlano. Si confessano, dopo qualche titubanza. Ma lui sta con un’altra, Sonia. Ugo, da parte sua, nella affannosa ricerca di un manoscritto perduto di Gondoni incontra Dominique, detta Do, giovanissima e bella. Nonché sorella di un tipo strano che deruberà la donna di Pierre. Le storie ovviamente si incrociano. Le due donne diventeranno addirittura complici. Con il teatro e le sue finzioni sullo sfondo. Come in una commedia o in una tragedia, con un finale d’altri tempi, dove i due rivali si battono in un improbabile quanto gustoso duello. Mentre partono le note di
Senza fine
di Gino Paoli interpretata da Peggy Lee (unico accenno musicale in tutto il film). È incantevole questo francesissimo film di Jacques Rivette. Di sentimenti, sensazioni, impressioni, allusioni… Amori dall’andamento lento (e i dialoghi tra i personaggi francesi sono sottotitolati), che si consumano tra una cucina e un camerino, tra un palcoscenico e una anonima camera d’albergo. Senza esplosioni, senza fuochi d’artificio, ecco le passioni, le gelosie, gli amori, i segreti, la noia, i ricordi, gli inganni, i lunghi silenzi… Poche le scene in esterni, a parte una passeggiata serale in una strada parigina all’inizio, l’incontro al parco e una fuga di Camille sui tetti della casa di Pierre. Una, dieci, centomila storie intime, insomma. Eleganti e un po’ sofisticate. Amplificate dalla finzione teatrale. Giustificate dall’infinito gioco di realtà e recita. Che lasciano un po’ di dolcezza.