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Chi lavora è perduto

Bonifacio è atteso a un colloquio di lavoro ma preferisce girovagare per Venezia, dando libero sfogo ai suoi pensieri. Tinto Brass (foto) agli esordi è corrosivo e arrabbiato come pochi. In più alla Cinémathèque di Parigi ha respirato l’aria della Nouvelle Vague e si è sprovincializzato. Al centro dei suoi pensieri c’è già la «mona», ma attraverso l’erotismo scorre una vena di vitalistico anarchismo decisamente inconsueta. Tornato in Italia mette insieme un film scanzonato e irresistibile, che in un colpo solo riesce a mettere alla berlina le ipocrisie dei bigotti e le speranze dei modernisti del boom. Quando il film è rifiutato dalla censura, Brass lo ripresenta tal quale sotto l’anodino titolo In capo al mondo. Ha ragione lui, perché inspiegabilmente (?) il film ripassa indenne. (luca mosso)