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Boccaccio ’70

Quattro episodi «boccacceschi» nell’Italia dei primi anni Sessanta: Sophia Loren si offre come premio in una riffa; Peppino De Filippo è un bigotto ossessionato da un cartellone pubblicitario che ritrae Anita Ekberg; la ricca Romy Schneider punisce il marito Tomas Milian prostituendosi; due giovani operai, marito e moglie, non si incontrano mai perché hanno i turni invertiti. Discontinuo come tutti i film a episodi, rimane un importante documento sui mutamenti del costume nell’Italia degli anni Sessanta. Tutti e quattro i film parlano del sesso nell’età del boom: dalla «prostituzione» nelle sue varie forme (De Sica e Visconti) alla frustrazione dei sentimenti (Monicelli), alla paranoia censoria inevitabilmente trionfante contro un consumismo demoniaco e comico (Fellini). L’episodio di Visconti è una delle cose più feroci che il regista milanese abbia girato, quello di De Sica è un vehicle per la Loren, quello di Monicelli adatta senza voli uno splendido racconto di Calvino. Il più famoso e visionario è lo sketch di Fellini, vendetta contro i censori della Dolce vita , con il personaggio di De Filippo (bravissimo) ispirato a Oscar Luigi Scalfaro e la memorabile camminata di Anita Ekberg fra i palazzi di un Eur riprodotto in scala. (emiliano morreale)