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Blue Moon

Johnny Pichler non deve essere uno stinco di santo. Sta facendo un affare poco pulito, quando si ritrova sulla strada (meglio, in auto) una bella bionda slava, nome d’arte Shirley. Faranno un pezzo di strada insieme. Dall’Austria alla Slovacchia. Poi i due si perdono di vista. Johnny va avanti. Incontra lo stralunato e fastidioso tedesco dell’Est Ignaz con il quale passa qualche avventura. Qualche centinaia di chilometri dopo, in quel di Lviv, in Ucraina, si imbatte, guarda un po’, nella sorella gemella di Sherley. I due si mettono insieme. Ma scopre che lei, Jana, tassista di giorno, fa la squillo la notte e nei week-end… Il finale, lieto, è scontato… E un po’ banale.
Opera prima della giovane regista austriaca Andrea Maria Dusl che firma questo (esageriamo) road movie, dove si macinano molti chilometri, ma si fa poca strada. È la scoperta dell’Est europeo, ma dell’Est vediamo lunghe strade e tanti stereotipi (le ragazze facili facili, i furti al supermercato, gli alberghetti da due soldi, gli incontri con personaggi datati, il tirare a campare…). Qualche trovata ogni tanto strappa un sorriso, altrimenti si resta un po’ come Johnny il protagonista: faccia belloccia, ma imbambolata e sguardo fisso. Espressioni, poche. Un accenno alla Blue Moon del titolo (la mitica canzone viene intonata nel finale): molto di rado succede che in un mese vi sia una seconda luna piena. Insomma, un fenomeno infrequente come l’amore, suggerisce la regista austriaca. (d.c.i.)