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Biancaneve e i sette nani

«C’era una volta una bella principessa di nome Biancaneve. La sua malvagia e vanitosa matrigna, la regina, temeva che un giorno la bellezza di Biancaneve superasse la sua. E così vestì la piccola principessa di stracci e la obbligò a lavorare come sguattera. Ogni giorno la vanitosa regina consultava il suo specchio magico: specchio servo delle mie brame chi è la più bella del reame? ». Così, sfogliando le pagine di un libro, si apre il primo lungometraggio di Walt Disney. Che continua con la regina che, interrogato lo specchio, viene a sapere che la bellezza della principessa offuscherà la sua. Incarica un cacciatore di ucciderla e di riportarle il suo cuore in uno scrigno. Il cacciatore, però, non ha il coraggio di affondare il coltello. E Biancaneve scappa nella foresta dove gli animali la guidano nella casetta dei sette nani, che sono in miniera a cercare diamanti e oro. Quando la regina scopre che Biancaneve è ancora viva, la va a cercare, trasformata in orribile strega, e le fa mangiare una mela rossa avvelenata. Biancaneve muore. La farà rivivere, dandole un bacio, il principe che aveva incontrato quando era una sguattera.
Ci vollero tre anni di lavorazione, un miliardo e mezzo di dollari e un migliaio di collaboratori per completare la prima, grande opera di Disney, tratta dalla favola dei fratelli Grimm. Dove per la prima volta vengono animate delle figure umane contrapposte agli animali della foresta e ai buffi gnometti, sei con la barba bianca e il piccolo Cucciolo. Ognuno dei sette nani, che diventano i veri protagonisti della storia, ha una sua personalità e una sua caratterizzazione, a partire dal nome, oggetto di lunghe discussioni da parte di Zio Walt e dei suoi artisti. Gli sternuti di Eolo, l’impappinarsi di Dotto, l’incespicare nel suo pigiamone di Cucciolo, il diventar rosso di Mammolo… sono geniali caratterizzazioni delle creature della miniera. Per la prima volta nella storia dell’animazione si ricorre alla multiplane camera , per dare l’effetto quasi tridimensionale della profondità (quando per esempio la regina scende in cantina per preparare il filtro magico, con i topi in primo piano). Disney decise di cimentarsi nel suo primo lungometraggio per mere questioni economiche ( Mickey Mouse non rendeva abbastanza), ma soprattutto perché lo attirava l’idea di un’opera con una trama e dei personaggi da sviluppare. Qui il bene e il male sono ben divisi e immediatamente riconoscibili: Biancaneve e il principe da una parte, la regina malvagia dall’altra, il cacciatore che si redime. E poi le figure non umane: gli animali della foresta, buoni e buffi (gli uccellini, la tartaruga, gli scoiattolini, gli orsetti lavatori, i cerbiatti…), e i nani, che adorano la loro principessa.
Disney fu accusato di aver realizzato un film con scene troppo impressionanti per i bambini (quando il cacciatore leva in aria il coltello; quando Biancaneve fugge nella foresta dove alberi e rami sono trasformati in mostri; quando la regina si muta in strega oppure quando precipita dallo sperone di roccia colpito dal fulmine; quando Biancaneve muore per aver mangiato la mela): eppure la paura, oltre a essere funzionale alla storia, è anche un espediente per mantenere viva l’attenzione dello spettatore. Impareggiabile anche la scelta della musica: Il mio amore un dì verrà , e il ritornello dei nani Hey-ho, hey-ho andiam a lavorar… sono brani ormai storici. Sulla musica, come su ogni altro dettaglio della produzione, Zio Walt ebbe un controllo continuo, che rasentava un maniacale perfezionismo, ma che fa di Biancaneva uno dei capolavori Disney. Un Oscar (anzi uno più sette mini statuette), nove restyling dal 1937 a oggi e mai un passaggio in televisione. Vale la pena citare solo alcuni degli animatori: Fred Moore, Vladimir Tytla, Fred Spencer e Frank Thomas furono assegnati all’animazione dei nani; Art Babbit della regina nella prima parte e Norman Ferguson della regina tramutata in strega; Ham Luske e Grim Natwick di Biancaneve.
Tra le tante curiosità dell’edizione italiana: i nomi dei nani incisi nel legno dei lettini sono tradotti in italiano quando Biancaneve sale per la prima volta nella cameretta, ma quando si sveglia, circondata dai nani, i nomi sono quelli originali in inglese. (raffaella rietmann)