B

Best

«Ho speso un sacco di soldi per l’alcol, le donne e le macchine veloci… tutti gli altri invece li ho sperperati» Questo è George Best, il più forte giocatore del mondo (secondo Pelè), il giocatore più matto del mondo (secondo Maradona). Icona degli anni Sessanta, considerato il quinto Beatles, Best fu non solo un grandissimo atleta, ma anche un ribelle, un figlio del suo tempo, un figlio di quella splendida Swinging London. «Altro che noioso… io sono… The Best», così diceva, purtroppo la stessa cosa non si può dire del film che avrebbe dovuto celebrarlo.
Best
è scritto male, girato peggio, noioso, retorico, moralista, superficiale e inadatto. Non si può svilire un personaggio storico così importante e caratteristico come un semplice alcolizzato e basta. George Best era molto più complesso, un talento incredibile che a 27 anni, all’apice della carriera, decide di smettere. Per ribellassi, per incoscienza, consegnandosi per sempre al mito. Scandalosa la mancanza di immagini di repertorio e grottesco il tentativo di ripetere con gli attori le gesta del grandissimo Manchester di quegli anni. John Lynch, seppur bravo, non riesce a portarci un Best reale, sembra piuttosto uscito da
Via da Las Vegas.
Peccato, una bella occasione sprecata, una bella storia da raccontare che però, così, non lascia nulla. Il 15 giugno uscirà in libreria l’autobiografia del giocatore nordirlandese, speriamo sia meglio.
(andrea amato)