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Appuntamento a Belleville

Champion è un ragazzino solitario. Vive con la nonna portoghese, Madame Souza, donnetta caparbia dagli occhiali spessi e una gamba più corta dell’altra. Il ragazzino è felice solo quando va in bicicletta. E allora Madame Souza lo sottopone a un programma di allenamento molto rigoroso. Gli anni passano e Champion diventa degno del nome che porta (oltre ad assomigliare sempre più a Fausto Coppi): finalmente è pronto per partecipare alla gara ciclistica più famosa del mondo, il Tour de France. Ma arriva la perfida mafia francese che lo rapisce. A questo punto la scatenata nonnina con il fido cane Bruno attraversa l’oceano e approda in una grande metropoli per ritrovarlo. Qui la strana coppia incontra le Triplettes di Belleville, tre eccentriche star del music-hall degli anni Trenta, che aiuteranno i due nell’impresa…

Sylvain Chomet, classe 1963, disegnatore su suggerimento di Pichard, l’uomo che disegnava Paulette, è l’autore di questo bel cartone animato francese. È il suo primo lungometraggio di animazione. Ed è un cartone pensato solo per i grandi (anche perché i piccoli non capirebbero e forse non gradirebbero). Cinque anni di lavoro per un film fatto di immagini straordinarie e personaggi che vorremmo rivedere tanto sono riusciti e accattivanti. Pochi dialoghi ma molti effetti sonori d’ambiente, un omaggio al cinema muto tanto caro al suo autore (Charlie Chaplin, Buster Keaton…). Ma ci sono anche Charles Trénet, Django Reinhardt, Jacques Tati, Fred Astaire, Josephine Baker, Max Fleisher… E ancora: i fumetti di Tintin e Pif Gadget, i film di Louis De Funès e i ritmi di Rowan Atkinson, il varietà, il blues e il musical (i concertini con aspirapolvere, giornali e assicelle del frigorifero delle Triplettes sono ispirati a
Stomp,
per esempio). E Albert Dubout, il grande disegnatore francese, su tutti. Straordinaria la sequenza iniziale stile «old Disney» animata a «tubo di gomma» come
Steamboat Willy,
dove vediamo ballare e cantare tra l’altro le Triplettes ancora giovani, sorta di Trio Lescano in salsa francese, insieme a Fred Astaire e a Josephine Baker. Il disegno, particolarissimo, è quello tipico della scuola francese e belga, con riferimenti ai classici del fumetto e dell’animazione e mille citazioni (volute?) nei personaggi. Diversamente dagli scenari che sono futuristi e dalle città contaminate, ora America anni Venti, ora Francia delle fotografie di Robert Doisneau e Jean Mounicq. Irresistibili i personaggi al limite della caricatura (dalla nonna dal profilo triangolare ai neri mafiosi «rettangolari»); esilaranti e geniali le mille trovate (dal tormentone del povero cane Bruno che guarda passare i treni alle danze delle Triplettes, alla misteriosa città in mano alla mafia del vino, alla diabolica nonnina col fischiettto sempre in bocca…). Il tutto velato dalla nostalgia per un’epoca che è finita per sempre. Il film è stato presentato fuori concorso al Festival di Cannes 2003.
(d.c.i.)