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A Love Song For Bobby Long

Avvertita della morte della madre, che non vede da anni, l’adolescente Purslane torna a New Orleans per il funerale e scopre che la casa della donna è abitata da due bizzarri individui. Uno, Bobby Long, è un ex professore di letteratura malato e alcolizzato. L’altro, Lawson Pines, è il suo ex assistente, impegnato nella stesura di un romanzo e anch’egli dedito all’alcool. La convivenza si rivela a dir poco difficoltosa ma giorno dopo giorno i tre scoprono segreti che li legheranno per sempre.

Liberamente tratto dal romanzo di Ronald Everett Caps, il film con il quale l’immarcescibile John Travolta ha conquistato gli applausi di Venezia è una storia di emarginazione e redenzione ambientata in una delle città maledette per eccellenza: New Orleans. Frutto di cinque anni di lavoro, la sceneggiatura è opera dello stesso regista (Shainee Gabel) e rappresenta, secondo Travolta, la risposta attuale alle storie raccontate da Tennessee Williams. Il protagonista di Pulp Fiction, imbolsito e imbiancato, mette in scena in maniera convincente un decadimento fisico e morale cui fanno da contraltare la freschezza e la relativa innocenza di Purslane, una Scarlett Johansson adolescente cresciuta in fretta ma con la testa saldamente sulle spalle. Alla Mostra si è gridato al capolavoro. Un’esagerazione, anche se il Bobby Long di Travolta è quasi da Oscar. (maurizio zoja)