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A doppia mandata

C’è chi considera A doppia mandata , terzo titolo della sterminata filmografia di Claude Chabrol, una sorta di opera prima. Di sicuro è il primo film a colori dell’autore, il quale al solito – servendosi pretestuosamente di un romanzo di Stanley Ellin, «The Key to Nicholas Street» – mette in scena la porzione di umanità che più gli sta a cuore e su cui amerà sempre infierire: il nucleo familiare borghese dilacerato, con le sue ipocrisie e la sua inquieta convivenza. In una facoltosa famiglia di Aix-en-Provence, tutti – dalla moglie ai figli – sono a conoscenza della relazione extraconiugale di Henri con la vicina Léda. E quando quest’ultima sarà trovata strangolata non resterà che l’imbarazzo della scelta nella ricerca del possibile responsabile. Tutti, a modo loro, sono colpevoli, come sempre nei film di Chabrol. Non si tratta di un capolavoro (anche perché non ci sono capolavori nella filmografia di Chabrol), ma di uno dei suoi film più asciutti, freddi e hitchcockiani. (anton giulio mancino)