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A cavallo della tigre

Guido vive a Milano, ha quarant’anni, una moglie e un monte di debiti. Impiccia, traffica, maneggia, poi conosce una ragazza più giovane, già madre di una bambina. Se ne innamora e chiede soldi a uno strozzino per fare la bella vita con la sua innamorata. Un giorno, messo alle corde dai suoi problemi finanziari, decide di organizzare una rapina nel suo posto di lavoro. Qualcosa va storto, viene arrestato e si deve fare un anno e mezzo in cella. A due settimane dalla scarcerazione viene coinvolto in un’evasione da due delinquenti che hanno bisogno del suo aiuto. La latitanza si trasforma in un lungo viaggio dove, tra pensieri e progetti, scopre qualcosa di sé e degli altri. Questo film Mazzacurati l’ha dedicato alle persone semplici che vivono con difficoltà il nostro tempo. Remake di un film di Luigi Comencini del 1961, scritto da Age e Scarpelli. Una bella pellicola, poetica, malinconica, ma comunque positiva. Ben girata e ben recitata, con un Fabrizio Bentivoglio sempre grandissimo e una Paola Cortellesi che cresce a vista d’occhio. Però (ci deve sempre essere un però) ogni volta che si vede un film di Mazzacurati sembra sempre che manchi qualcosa per arrivare alla perfezione. Ma, forse, nessuno ha intenzione di arrivarci. (andrea amato)