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40 anni vergine

Brutta situazione, quella di Andy Stitzer (Steve Carell). Il suo problema è piuttosto chiaro: basta leggere il titolo del film. Ma sembra che lui non lo veda affatto: è soddisfatto della sua vita di commesso in un negozio di articoli hi-tech. Perfetta incarnazione dello sterotipo del nerd, vive in un appartamento stracolmo di giocattoli, di cui è un collezionista incallito, e occupa il suo tempo con i videogame. Niente donne all’orizzonte, insomma, né nel passato. Tutto questo finché i suoi colleghi Jay (Romany Malco) e David (Paul Rudd), le uniche persone con cui può dire di avere qualcosa di simile a un contatto umano, scoprono la sua condizione e decidono che è arrivato il momento che Andy perda la verginità e sono disposti a fare qualsiasi cosa pur di aiutarlo. Qualsiasi.
Ecco la prima commedia del nuovo anno, l’opera prima del regista Judd Apatow, che vanta partecipazioni «prestigiose» come quella a Il rompiscatole, forse il film peggiore di Jim Carrey. Si tratta di una pellicola senza particolari colpi di genio, illuminata solo da un paio di sequenze piuttosto divertenti (a un certo punto il protagonista viene costretto alla depilazione…), per il resto rimane scialba, in alcuni punti perfino irritante.
Volendo trovare qualche aspetto positivo, sicuramente è da salvare l’interpretazione di Steve Carell, interprete di Andy e comico piuttosto popolare in America grazie alla serie televisiva The Office, e quella del co-protagonista Seth Rogen, già intravisto in Donnie Darko.
A parte ciò, i tentativi degli sceneggiatori di essere brillanti senza scadere nella volgarità falliscono piuttosto miseramente, e lo svolgimento della trama è quantomeno prevedibile. Il finale però riuscirà a strappare qualche sorriso. Almeno non si esce dal cinema arrabbiati. In definitiva, forse è meglio evitare questo film. Ma merita di sicuro una menzione speciale il fantastico sottotitolo: Più tempo aspetti e più sarà duro. (michele serra)